Il CES riconosce “l’importanza” della riduzione dell’orario di lavoro, ma ritiene che il Governo non giustifichi adeguatamente la legge
Il Consiglio economico e sociale (CES), l'organismo consultivo del governo per le questioni socioeconomiche e del lavoro, ha espresso una valutazione ambigua del progetto di legge volto a ridurre la giornata lavorativa da 40 a 37 ore e mezza. Da un lato, riconosce “l’importanza dei progressi compiuti nella riduzione della giornata lavorativa”, ma dall’altro critica il Governo per una giustificazione economica “non sufficientemente comprovata”, secondo il rapporto elaborato dal CES, al quale EL PAÍS ha avuto accesso e che sarà votato nella sessione plenaria di mercoledì prossimo. Si prevede che venga approvato all'unanimità, come di consueto in questo tipo di riunioni. Il CES è composto da 60 membri : 20 consiglieri dei datori di lavoro, 20 sindacati e altri 20 provenienti da diversi ambiti (sei proposti dal Governo, tre da associazioni agricole, altri tre da gruppi di pescatori, quattro dall'economia sociale...). Il presidente che ha firmato il parere è Antón Costas.
Il CES afferma di riconoscere “la rilevanza sociale, economica e aziendale” della riduzione dell’orario di lavoro e ritiene “fondamentale continuare ad adattare le condizioni di lavoro ai cambiamenti sociali, economici e tecnologici, garantendo in ogni momento un equilibrio tra i diritti dei lavoratori e le esigenze organizzative e produttive della comunità imprenditoriale”. Sulla stessa linea, ha sottolineato “l’importanza di fare progressi nella riduzione dell’orario di lavoro”. Allo stesso tempo, sottolinea che "permangono differenze significative tra le organizzazioni rappresentate in questo organo consultivo per quanto riguarda lo strumento normativo per raggiungere questi obiettivi". Da mesi i datori di lavoro insistono sul fatto che questa contrazione debba essere raggiunta attraverso la contrattazione collettiva, accordo dopo accordo, mentre i sindacati e il Dipartimento del Lavoro sottolineano la necessità di una modifica legislativa.
Il CES sta anche discutendo dell'entrata in vigore del regolamento, che, secondo il Labour, non può essere posticipata oltre il 31 dicembre 2025. "Secondo il CES, è opportuno dotare il Progetto preliminare di un quadro più flessibile che consenta un'effettiva conformità al regolamento", aggiunge il CES, in un approccio simile a quello difeso dal Ministero dell'Economia prima dell'approvazione del regolamento nel Consiglio dei ministri. "Sarebbe necessario prendere in considerazione un regime transitorio sufficiente che consenta alle aree senza un contratto collettivo in vigore di adattare i sistemi organizzativi delle aziende e, nei casi in cui esista un accordo applicabile, un periodo sufficiente anche per rendere effettivo l'adattamento attraverso la contrattazione collettiva", aggiunge il CES. Per entrare in vigore, il progetto di legge necessita dell'approvazione del Congresso, ma l'incognita principale è il voto di Junts .
L'organismo consultivo si sta occupando della registrazione dell'orario di lavoro che, se verrà rispettato il disegno di legge , dovrà essere digitale e interoperabile, affinché l'Ispettorato possa esaminarla. "La questione deve essere regolamentata in modo da garantirne la coerenza e la compatibilità con i requisiti imposti dalla Legge organica sulla protezione dei dati personali e dal Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati", afferma il CES. L'organismo ritiene che la registrazione del tempo debba tenere conto "della realtà produttiva differenziale, tra gli altri, dei settori agricolo e della pesca, in cui l'applicazione di mezzi digitali per la registrazione delle ore di lavoro può risultare particolarmente complicata". Allo stesso tempo, afferma che è positivo "per la sua chiarezza" che tutte le norme sulla registrazione dell'orario di lavoro siano riunite in un unico articolo, con la bozza proposta.
Giustificazione economicaIl CES è fortemente critico nei confronti della giustificazione economica della riforma: “Si basa su un’analisi degli impatti economici previsti che non è sufficientemente comprovata e incompleta”. Il CES ritiene che, data la “rilevanza economica” della riduzione dell’orario di lavoro, “a giudizio di questo Consiglio, sarebbe stato necessario uno studio approfondito per determinare, con il massimo rigore, in primo luogo, gli effetti economici e redistributivi prevedibili a breve termine della misura, sia dal punto di vista macroeconomico sia concretamente nei diversi settori, rami di attività e aziende interessati dalla riforma, data l’eterogeneità del tessuto imprenditoriale spagnolo”.
"L'iniziativa", prosegue il CES, "dovrebbe inoltre fornire un'analisi più fondata della portata degli impatti economici indiretti o di medio termine attesi dalla riduzione della giornata lavorativa massima legale, e che sono praticamente ipotizzati nel MAIN (Regulatory Impact Analysis Report). Si tratta di questioni economiche complesse, di grande rilevanza, oggetto di controversie teoriche e difficilmente misurabili, che avrebbero richiesto un rapporto di impatto economico più coerente e completo, che includesse anche gli effetti economici del nuovo sistema di rilevazione delle ore di lavoro e della nuova regolamentazione del diritto alla disconnessione, su cui nulla si dice. Ritiene inoltre che manchi una migliore base "giuridica" e "sociologica" nella dichiarazione esplicativa della norma.
D'altro canto, la CES critica il fatto che non le venga concesso più tempo per analizzare meglio la norma, come avviene di solito in caso di consultazione urgente: "Sarebbe stato auspicabile che l'elaborazione di questo progetto di legge, prima del suo arrivo alle Cortes, fosse stata inviata alla CES nei termini ordinari, il che avrebbe consentito un periodo più lungo e sufficiente per affrontarne il contenuto, senza indebolire o limitare la sua funzione consultiva". E ne rivendica il ruolo: “Lungi dal significare il mero completamento di una procedura di consultazione, deve continuare a fornire loro un valore effettivo”.
EL PAÍS